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20 Nov 2024
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La nostra storia

Un po' di storia di Valdengo


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Non passa inosservato, neanche all'automobilista più distratto, il grande gruppo medioevale formato dal castello e dalla parrocchiale che domina la collina di Valdengo, venendo in paese da sud.
La loro imponenza e maestosità non può che portare a riflessioni sui tempi passati. Se fosse possibile arretrare il tempo, da questo stesso punto vedremmo anche una seconda chiesa dedicata a San Rocco, demolita nel 1938 perchè pericolante.
Da qui la curiosità di sapere come si sono potute realizzare queste opere, per quali scopi e ancora con quali mezzi. Per il castello, visto che era il luogo di residenza dei signorotti del luogo, la risposta è abbastanza ovvia, ma per prendere in esame questa parrocchiale così imponente, dobbiamo scomporla: apparentemente sembra un tutt'uno, sono invece realtà ben diverse.

La chiesa


calendario iconaRitrovamenti di piccoli reperti in zona Ugliengo, prova della presenza in paese di un insediamento romano, fanno fortemente supporre l'esistenza di una piccola chiesa romanica nel luogo dell'attuale, sostituita attorno al 1400, per motivi di capienza, da un'altra a una navata, integrata in tempi successivi con una seconda navata più piccola. Per meglio comprendere il contesto, è importante premettere che questa chiesa, come del resto tante altre, era di "pertinenza" della famiglia dei Conti Avogadro di Valdengo, Vigliano e Collobiano che come "Patroni" la gestivano a loro piacimento. Ancora oggi, infatti, in modo discreto vengono informati di certe decisioni. La gente a quei tempi era estremamente povera e con mezzi a disposizione modesti, quindi si costruiva con grande fatica e solo se ritenuto "proprio" necessario. La chiesa era dedicata a San Tommaso e solo nel 1619 troviamo traccia di un altare dedicato a San Biagio. Nel 1625 si lamenta l'insufficienza della chiesa a contenere tutta la popolazione, ma solo nel 1637 si trovano i fondi per ampliarla.
Eccezionalmente, invece di incaricare i soliti "mastri", i lavori vengono progettati e diretti da Giulio Belletti di Pollone, già architetto al Santuario di Oropa e, come costruttori, vengono assunti i fratelli Pietro e Giovanni Patrono che venivano da altre sedi.
Lo studio, avveniristico per quei tempi, fa si che, recuperando i muri perimetrali, si realizzi un'unica navata e che la nuova chiesa venga ultimata in dieci anni, contro i soliti cinquanta o addirittura cento. Ecco spiegata la presenza degli archetti gotici, visibili ancora oggi all'esterno, provenienti dai muri perimetrali della vecchia chiesa del 1400.
Mentre la costruzione della chiesa procede, si realizzano gradualmente anche le due Cappelle laterali, la Sacrestia e il campanile.

Il campanile


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Vi lavorano i mastri Pietro e Stefano ed alcuni aiutanti.
Si realizza una piccola cella campanaria e alcuni locali utilizzati successivamente dalla comunità.
La data di termine, ancora oggi visibile su una finestrella del lato nord, indica l'anno 1643.
Viene installata una sola campana e conservata fino ad oggi: la più grande. Successivamente questa cella sarà ampliata e permetterà di arrivare gradualmente alle cinque campane dei tempi nostri.

Le opere d'arte


calendario iconaDalla metà del 1600, si effettuano grosse spese per arricchire la chiesa con pregevoli opere d'arte.
Intervengono i "mastri" Francesco della Riva di Valdengo che nel 1649 scolpisce "il pulpito", Giuseppe Comotto di Vigliano che realizza il portale della chiesa (una delle più pregevoli opere dell'intero edificio) e Giovanni Antonio Lace di Andorno che nel 1665 scolpisce il Battistero. Vengono realizzate altre opere importanti: dallo scultore Bartolomeo Termine di Zumaglia, una grande architrave scolpita e dorata raffigurante Cristo, la Madonna e San Giovanni, e un altare tutto in legno proiettato verso la volta della chiesa.
Sono di Francesco Della Riva gli armadi della sacrestia, ancora oggi ben conservati.
Nel 1664 si realizza un primo piccolo Portico per proteggere dalle intemperie l'ingresso alla chiesa. Non si parla più di San Tommaso Protettore. Il suo posto è stato preso da San Biagio, festeggiato il 3 febbraio e ricordato come protettore dal mal di gola e dei cardatori.
La popolazione aumenta gradatamente e la chiesa risulta ormai troppo piccola. Il problema viene risolto allungandola con la costruzione del coro, di forma arrotondata, come è visibile oggi: un luogo destinato ai soli uomini, posto dietro l'altare maggiore, ma non rispettante lo stile barocco della chiesa.

L'altare


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Da questo momento si ha l'impressione che non interessi rispettare lo stile della costruzione, ma si guardi solo alla sua funzionalità.
Nel 1789, Apollonio Colombara di Ligornetto scolpisce, con marmi pregiatissimi, l'altare maggiore e la balaustra, attualmente tra le opere migliori della chiesa, ma a scapito delle grandi opere scolpite negli anni precedenti dai mastri del legno.

Gaetano Magnetti di Biella scolpisce, sopra l'altare maggiore, un grande baldacchino, oggi ormai distrutto, ma a danno del celebre architrave di Bartolomeo Termine che, così come il grande altare ligneo e a tante altre opere, viene arso al fuoco.

La casa parrocchiale


calendario iconaQuesta costruzione, oggi abitazione abituale del parroco, è stata sicuramente motivo di tanta sofferenza per i preti di un tempo: allora non era importante dare al parroco un'abitazione.
Troviamo traccia di una costruzione che seguiva la pendenza della collina, con locali degradati, estremamente precari e pericolanti, inadeguata come residenza, utilizzata anche come lazzaretto.
Nel 1803, don Pier Domenico Galoppo, allora parroco, informa i patroni, i signori Avogadro del castello, del sicuro crollo di questa costruzione di loro pertinenza, ma non riceve risposta.
Nel frattempo si instaura il regime francese, che impone alla comunità di Valdengo, attraverso una delibera del consiglio comunale, di realizzare una abitazione decorosa per il parroco, ma fu storia breve perché, con il ritorno al potere dei reali di Savoia, ritornò il patronato alla famiglia Avogadro e le cose tornarono come prima.
Nel 1820, a don Galoppo subentra don Giacomo Cereja che, pensando di poter richiamare alle proprie responsabilità i patroni Conti Avogadro, nel giorno del suo possesso, si fa rilasciare con scrittura privata, un beneficio laicale, ritenendo così di poter risolvere il problema.
Purtroppo l'impegno non viene mai rispettato e don Paolo Lace subentrato nel 1840 a don Cereja si trovò con il problema irrisolto, costretto ad abitare in tre piccoli locali del castello, estremamente scomodi e lontani dalla chiesa, quindi in una situazione di estremo disagio.
Intanto, nei locali annessi alla torre campanaria, erano situati l'aula scolastica e l'ufficio comunale, locali angusti e insufficienti.
Don Lace, estremamente determinato, richiamò al rispetto del contratto, stipulato tra i patroni e il suo predecessore e con l'Amministrazione Parrocchiale propose alla comunità di realizzare un fabbricato che ospitasse la casa parrocchiale, gli ambienti comunali e la scuola.
Sostenendo che ci sarebbero stati comuni vantaggi nella ripartizione della spesa, riuscì a strapparne il consenso.
I lavori iniziati nel maggio 1841, vennero conclusi nel settembre dell'anno successivo, ma non permisero di usufruire subito della nuova costruzione, in quanto, le maggiori opere di consolidamento resesi necessarie, avevano prosciugato il capitale a disposizione.
Solo successivamente fu possibile portarli a termine.
Con la realizzazione della casa parrocchiale, anche l'atrio di collegamento con la chiesa si dimostrava inadeguato e sgraziato, così nel 1846 l'intraprendente don Lace, vincendo la resistenza dei patroni, con l'aiuto della popolazione fece demolire e costruire un nuovo atrio riportante nella parte superiore alcuni locali di collegamento tra i due edifici e utilizzato come deposito per granaglie e oggetti di ornamento della chiesa.
I problemi per il buon parroco Lace, rimasto Valdengo per ben 52 anni, sembravano non finire mai, infatti, contemporaneamente all'atrio, dovette provvedere con urgenza a far costruire a sud, dei grandi muraglioni di contenimento, tuttora visibili, per arginare un terreno estremamente friabile che avrebbe pregiudicato la stabilità dell'intera struttura.
Nel campanile intanto, venuti liberi i locali lasciati dal comune e dalla scuola, si pensò di alloggiare il becchino facendogli una scala esterna che ancora oggi i più anziani ricordano.

Il coro


calendario iconaCon la demolizione della chiesa di San Rocco, la parrocchiale eredita due pregevoli opere d'arte. 
La prima è una tavola della metà del 500 del pittore Vercellese Bernardino Lanino raffigurante la Madonna col Bambino, San Biagio con il pettine simbolo del Suo martirio, Sant'Agostino e il committente: il nobile Giovanni Simone Avogadro di Valdengo che ne lasciò l'esecuzione per testamento.
La seconda, il coro ligneo con stalli, opera scultorea di grande pregio visibile dietro all'altare maggiore.
Il complesso della parrocchiale a questo punto è ben vicino a quello dei nostri tempi.
 Nel 1944 il Comm. Attilio Rivetti dona la Via Crucis opera in legno del Prof. Anacleto Barbieri di Torino.
Nel 1946, dietro all'altare maggiore, il pittore Luigi Guglielmino realizza il grande affresco dell'Assunzione della Madonna in Cielo in cui è inserita curiosamente una prospettiva del paese.
 Nel 1948 sempre lo stesso pittore realizza gli affreschi laterali all'altare raffiguranti la Natività di Cristo e l'Ultima Cena.

In conclusione…


possiamo affermare che l'imponenza odierna di questa Parrocchiale è stata ottenuta, malgrado difficoltà di tutti i generi, dalla caparbietà dei Parroci e dall'aggregazione e generosità della popolazione.

Nel 1994, grazie ad una raccolta di fondi tra la popolazione, viene rifatto il tetto dell'intero complesso, inziando una grande stagione di restauro e di valorizzazione dei beni storici e artistici che ancor oggi prosegue compatibilmente alle disponibilità e con la collaborazione di singole famiglie o anche di enti e associazioni.

Oratorio di S. Andrea


calendario iconaÈ il luogo di fede più antico di Valdengo di cui si abbia notizia, risulta presente in una bolla papale del 1184.
Posto su un'altura che domina tutto il paese, dalla sua balconata si spalanca uno spettacolare panorama.
Fu anticamente cella benedettina dipendente dal monastero di Castelletto.
Andata in rovina nel tardo Medio Evo, fu ricostruita dalla popolazione negli anni 1655-58 e così ora si presenta.
Conserva un affresco medioevale di S.Andrea, riscoperto nel 1977 in modo fortuito da don Massimo Tarello, allora parroco, poi restaurato.

Vi si celebra la S. Messa una volta all’anno, di solito la prima domenica di settembre e la festa patronale all’ultima domenica di novembre.
Proprio in quest’ultima occasione si conserva l’antica tradizione del sorteggio del “cerchio”, una struttura metallica circolare, decorata di rami verdi, a cui vengono legati premi soprattutto alimentari ma anche di altro genere. E’ il simbolo dell’abbondanza (soprattutto in passati tempi di povertà) per affrontare la stagione invernale, che nella cultura agricola non è produttiva.

Chiesa dei SS. Lorenzo e Rocco


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Al contrario del precedente, è il più giovane edificio sacro, ma ugualmente amato dalla popolazione.
Abbattuto nel 1938 l'antico oratorio di S. Rocco, situato appena sotto il castello, si pensò di costruire una chiesa in altro luogo che portasse anche il nome di quel Santo e che potesse servire al bene religioso della popolazione.
Il parroco don Ferrarotti, identificò la regione detta "Campagne", perché particolarmente lontana dalla parrocchiale. Il terreno venne donato fin dal 1932 da Biagio Navone. 
La chiesetta fu poi costruita dalla famiglia Perona, in memoria di un famigliare ed inaugurata nel 1958.

Vi si celebra l’Eucaristia domenicale e festiva e l’ultima domenica di agosto si rinnova la festa patronale, anche con il contributo dell’Associazione agricoltori locale.

L'attività parrocchiale e l’Oratorio


calendario iconaSi svolge nelle aule di catechismo e nelle sale riunione situate nella casa parrocchiale, dove ha sede anche una biblioteca popolare che attualmente, pur ricca di volumi, è inattiva.
In questa sede si trova per le prove la Cantoria parrocchiale che anima le celebrazioni festive e solenni.

Altro essenziale centro di attività è l'ORATORIO DELLA GIOVENTÙ, dedicato a S. Giovanni Bosco, a qualche centinaio di metri dalla Parrocchiale.
Vi trovano spazio un salone polivalente dedicato alla realizzazione di conferenze, spettacoli, giochi per i ragazzi, pranzi della comunità ed anche i campi per il gioco del pallone, della pallavolo, delle bocce.
Le associazioni sportive Fulgor e Bocciofila Valdenghese vi riconoscono le loro radici ed ancora oggi il luogo di riferimento.
Vi si svolge una festa nel mese di settembre per ricordare l'inagurazione della casa avvenuta nel lontano 1938, quando il Comm. Attilio Rivetti la donò alla parrocchia per il bene della gioventù.
Aderisce all’Associazione Nazionale San Paolo Italia (ANSPI).

Don Luigi Bellotti - Via degli Avogadro, 6 - 13855 Valdengo (BI) - Tel.015 882063.
Parrocchia di Valdengo - tutti i diritti riservati. Scrivi una mail



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